La permanenza a Canolo, paesino di montagna rifugiato sulle pendici dell’Aspromonte, offre una sensazione che spicca su tutte le altre: un senso di vita rurale, senza tempo, antico.
Definire cosa si prova passeggiando per le sue vie non è cosa semplice: anche l’animo meno sensibile intuisce che qui la vita è strettamente intrecciata ad una cultura forte, a tratti ingombrante ma decisamente unica, fatta di tradizioni immutate e credenze ancestrali, di balli popolari e cucina tipica.
Sui volti dei ragazzini aleggia diffidenza mista a genuina curiosità verso il visitatore. I pomeriggi estivi, al riparo dall’arsura, consentono ad essi di giocare indisturbatamente, sfidandosi e sfinendosi in un clima familiare e ovattato, lontano dai pericoli e dall’assordante traffico metropolitano.
Le signore ancora si riuniscono sull’uscio delle case per raccontarsi le vicende della giornata, sempre intente a rammendare, sbucciare, pulire o tessere. Gli uomini, dall’espressione severa e la pelle arsa dal sole, si ritrovano al bar a brontolare sul calcio e le fatiche del lavoro, contribuendo scenograficamente ad evocare suggestive atmosfere bucoliche e pittoresche.
Gerace, Siderno, Locri (a poche decine di minuti di auto) e lo stesso Canolo offrono divertimento e intrattenimento per tutte le età, specie nel periodo estivo, in occasione di ricorrenze e incantevoli feste popolari, affiancate da sagre, concerti e tarantelle.
Il silenzio delle notti aspromontane ospita solo i versi degli animali notturni, il sibilo selvaggio del vento e una quiete impressa nella montagna che sovrasta il paesaggio, dominandolo.
In questo luogo è difficile sia ambientarsi rapidamente che andar via, proprio a causa di una progressiva e contagiosa sensazione di pace e protezione, mista al recupero di quel nucleo profondo e genuino che ci lega alla terra e alla natura, troppo soffocato dalla pressione della vita cittadina.
Molto di più di un soggiorno in montagna.